RAPPORTI TRA GLI UOMINI E I DESCRITTI ANIMALI

Nell'anno del Signore 936 un notaro rogitò un elenco di nominativi di coloni di condizione servile, proprieta' del conte Bonifazio di Canossa. Di questo tenore è l'antica lista: Sigo, Lupo, Alperto, Leopardo, Baratino, Savino Barunno, Giso, Leopardo, Martino, Ildo, Lupo, Stephano, Taiberto, Urso, Teoperto, item Urso, Rozo et alio Urso, Donato, Ursestedo, Urso et alio Urso, Grimizo, Leo, Ansulo. Spiccano con insistenza i nomi degli animali arditi e fieri che nella regione padana in quell'epoca vivevano. Era caratteristica degli uomini ingenui di pigliare per loro la denominazione data alle bestie perchè queste rappresentavano i simboli di certi temperamenti come il gran coraggio o la sanguigna ferocia, le cristiane virtù o la ursina forza. L'uomo semplice allora conviveva con la natura ch'era la vera padrona e da essa traeva i paragoni e gli emblemi.
    Gli orizzoni a quei tempi eran chiusi dalle nere foreste e tutto nasceva e si concludeva nei limiti descritti da due fiumi o da castellacci nemici. Quindi uomini e cose venivan battezzati con nomi di provenienza antica o di realtà del luogo. Se, come ad esempio è avvenuto nella vicina Sermide, v'era un bosco di roveri che davano ghiande per il sostentamento dei maiali al pascolo già nascevan due punti di riferimento: Roversella e Porcara, che tutt'ora esistono.
    Ma ciò che ci preme esplicare è come gli uomini abbiano dato i nomi agli incredibili animali e come con questi appellativi l'un l'altro si sia chiamati. Consideriamo anche che col tempo si è persa memoria delle fattezze delle bestie e solo vi sia rimasto il ricordo di virtù o tremendi vizi.
    A un omone che tanto mangia gli si dice " at magn cme 'n Lof ", a ricordo del famelico lupo Valpiemoscano. Ad un uomo duro di comprendonio e di movimento vien detto " at'se incropit cme n' Pidrüs". Ad un altro becero e cattivo "at'se cativ cme n'Ansa" per fare il verso all'odioso serpe. Se invece un tizio e' indisponente per poca volontà, ma nel contempo si dimostra simpatico, viene definito Marturèl.
    Se una donna a sua volta è grossa e grassa e tutta lardo, non c'e dubbio, è un Fadòn, a differenza della persona dura a far qualsiasi gesto alla quale viene ben detto " at'se dür cme 'n Canpèr".
    Invece all'uomo di popolo che si vezza del suo aspetto, passeggia impettito con sbuffi ed occhio largo gli si afferma con offesa "at vè via cme n'Galpedar".
    Se a sua volta un ragazzetto o vecchio dimostrano infinita stanchezza, poco vigore e camminano trascinado gambe e piedi non sono altro che Och ad'la nev. E via di questo passo per altre bestie note per le loro abitudini spiccate che spesso assomiglian a quelle dei cristiani.
    Son nomi che si tramandano da generazioni e saghe ma il più di codesti strani animali nessuno o pochi ormai conoscono. Oltre che alle fattezze e alle denominazioni, però, in taluni casi sono soppravvissuti gli arcani, i terrori e gli spaventi.
    Molte di queste bestie han trovato rifugio nelle stesse corti e nelle loro vicinanze, si son fatte tane e introvabili antri, in luoghi in cui vi diffidiamo dal cercarle. Gli uomini di un tempo e quindi i nostri progenitori, ben sapevano dei pericoli di cui si facevan bersaglio se, per caso, presi da curiosità e baldanza, decidevano di infrangere le regole dei padri. E così era per i fanciulli, che traevan tremende lezioni dai saggi vecchi che a loro parlavano di rischi ed imprevedibili incontri. Colpiti da stupore i pargoli ascoltavano e si guardavan bene dall'infrangere la regola secolare condivisa dagli uomini e dagli animali qui descritti.
    Mai avvicinarsi a pozzi e stagni, mai salire la scala del granaio, mai scendere nelle sconosciute cantine, mai trastullarsi accanto ai letamari, mai bagnarsi nei limosi maceri, mai perdersi nei secchi cannari.Arrischiarsi a trasgredire le succitate raccomandazioni significava incontrare i più perniciosi degli occulti animali: la vista allora si annebbiava, grosso si faceva il fiato, il cuore batteva nelle canne della gola e alla fin del gran spavento oltre che gli occhi si bagnavan le brache.
    Questo è il risultato della ricerca da noi condotta tra le genti del Podiense. Ormai si chiudono le stalle, i letamari son sepolti, seppellite le cantine e i pozzi, trasformati i granai, i canali e i profondi maceri. Ma gli incredibili animali son presenti.