P R E F A Z I O N E

Nella prima stesura del trattato era nelle nostre intenzioni lasciare favole, disegni e descrizioni in pasto alla fantasia dei lettori, senza presentazioni, sintesi analitiche, psicologiche e sociologiche. Il buon senso, poi, ci è venuto incontro e il "Bestiario" è stato stampato con tanto di prefazione e glossario perchè anche le persone profane (come ed innanzi tutto i giovani) possano seguire le leggende e la loro reinvenzione passo a passo.
Sempre in nome della chiarezza abbiamo scomodato il Devoto, che nel suo dizionario così definisce il bestiario: "opera didattica medievale, in cui alle descrizioni degli animali (spesso ricche di particolari strani o fantastici ma riportati con una certa vivacità) fa seguito un commento moralizzante".
Abbiamo ambientato l'opera alla fine del 1600 e scelto 21 esemplari nella selva di animali che ancora popolano l'antica fantasia che alimentava le fole dei tempi andati.
E' certo che, come nella nostra zona cambia il dialetto ad ogni passaggio di fosso, anche la "presenza" di questi animali varia o, addirittura, scompare per farne vivere altri.
Amiamo definirlo il "Bestiario delle idee", dove, al di là delle finalità recuperanti il passato o quelle socio-psico-pedagogiche (che parolone), vi invitiamo a fare un bagno nel mondo della fantasia, delle maledizioni, dei presagi, della genuinità, delle credenze, delle riunioni nelle stalle.
Ci hanno detto che son cose passate, ammuffite, che non hanno neanche un ben che minimo appiglio con l'attualità. A noi piace credere che nel pozzo ci sia la Gosa o nel granaio il Babau, piuttosto che un temibile Ufo Robot nel nostro futuro.

Stefano Scansani
Mario Setti


IMPREVISTI, IMPREVEDIBILI...

Imprevisti, imprevedibili ma pur cari amici, anzitutto siamo chiari (e non nuvoletti): anche ammesso che per futili motivi o umane debolezze io mi lasci chiamare "conte" non vi concederò di trascinarmi tanto in basso da aggiungere ad una corona comitale, già abbastanza risibile, anche un esiziale "illustrissimo signore".
Giubilato in tal modo in un limbo illacrimato di salme inamidate che si credono vive, non sarei stato in grado di aggirarmi deliziato nel fantasioso zoo partorito dalla vostra delirante vena padana, da me, se non condivisa per imprescindibili sentenze anagrafiche, certo incondizionatamente ammirata come consanguinea.
La vostra benevola concessione di riconoscervi di natura balzana non illudetevi di pretenderla in esclusiva, poi che tale onorata balzanaggine spetta di diritto a quanti, provatamente frutto di mantovane generazioni vagolanti nei secoli per i molli terreni irrorati dal gran fiume, nostrano Mississippi old man river, tra fruscii di canne, stormir di fronde e scorrer d'acque palustri, sono depositari a pieno diritto della stessa salubre follia.
Per cui al Marturel e al Fadón, al Babau e l'Och ad'la nev e quel Lof per voi iconograficamente tanto "tremendissimo", e che a me si accompagna come il più pacifico Fido, hanno popolato non soltanto gli interminati fílòs della piana nel buon tempo, quanto la realtà degli anni che solo son veri, quelli dell'età favolosa dell'infanzia.
Grazie dunque, amabili efferati diavolastri d'un ceppo non ancora teleasservito ai miti Carracceschi e Baudeschi, grazie a Stefano e a Mario, cara invidiata proiezione della mia preistorica giovanezza, grazie per avermi fatto sorridere con simpatia di voi, senza amarezza di me. E perché non ricordare, che lo spirito è il sorriso dell'intelligenza? E l'unica categoria di privilegiati concessa in democrazia, col trionfo delle magnifiche sorti e progressive, resta quella dei magnifici happy few che come voi sanno sorridere di se stessi. Autoironia, il solo specchio concesso all'uomo di spirito: il resto è silenzio.

Giovanni Nuvoletti Perdomini